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IL RESOCONTO DELL’ATTIVITA’ CON IL DOTT. PANELLA, PSICOLOGO DELLO SPORT

ByAA MINAFRA GIORGIO ERMANNO

16 Dicembre 2024

Sappiamo arbitrare le emozioni? “L’approccio Psico-corporeo come strumento preventivo per la formazione arbitrale” è un progetto-pilota ideato dal dott. Gianluca Panella, Psicologo-Psicoterapeuta Consulente in Psicologia dello Sport, in collaborazione con Domenico Trombetta, Presidente della sezione AIA Roma2 e Luigi Galliano collaboratore organo tecnico sezionale.

Qual è l’obiettivo primario di un arbitro di Calcio? Quello di garantire e tutelare con estrema responsabilità il gioco del calcio e creare un legame empatico di alleanza-fiducia con gli atleti calciatori in campo.

In Italia, in alcune Scuole di formazione, gli Psicoterapeuti dell’infanzia e dell’adolescenza, oltre ad apprendere le diverse teorie della mente, vengono stimolati attraverso esperienze pratico-guidate di apprendimento-ascolto del proprio corpo per facilitare in futuro la loro professione e far sì che possano svolgerla nel modo più equilibrato possibile. 

Si è pensato allo stesso modo, all’interno della formazione della sezione arbitrale di Roma2, di proporre delle esperienze laboratoriali in gruppo per favorire l’acquisizione di maggiori strumenti affinché potessero esprimersi al meglio durante l’anno in campo.

Nella prima fase del progetto, ad una campione di 70 arbitri ed assistenti arbitrali, (65 uomini e 5 donne), è stato somministrato un questionario di ingresso di auto-valutazione psico-emotiva (Q-Av-Pe) a scopo conoscitivo in merito alla figura dello Psicologo dello Sport, alle abilità dell’arbitro, non solo tecniche-mentali, bensì emotive.

L’85% ha dichiarato, di aver attraversato durante la carriera almeno una volta un momento di difficoltà-malessere condizionando inevitabilmente la prestazione in campo sia in termini valutativi dell’organo tecnico arbitrale, sia psico-emotivi interiori. 

Il 90% ha ritenuto utile non intervenire sul momento attraverso consulenze psicologiche individuali, bensì ha preferito attendere col passare del tempo.

Il 90% non ha mai effettuato corsi di aggiornamento in materia “Psicologia dello Sport”, il restante 10% ha ritenuto tale esperienza piacevole.

Il 99% ha ritenuto utile poter usufruire, all’interno della propria sezione, dell’idea di effettuare lezioni-esperienze di Psicologia dello Sport. 

Oltre alla conoscenza delle regole del gioco, tra le Skylls cognitive o meta-cognitive che dovrebbe possedere un arbitro strutturato per gare di altro coefficiente di difficolta (serie A), il 70% dei presenti ha menzionato come prime scelte l’Equilibrio, la Tenacia, la Personalità e l’Intelligenza Emotiva. 

Il 99% ha ritenuto utile, obbligatorio l’inserimento della figura dello Psicologo dello Sport nell’organigramma di fatto di tutte le società sportive calcistiche. Il 90% ritiene utile tale inserimento nella classe italiana in formazione.

Sempre attraverso il questionario, provando a sintonizzarsi emotivamente con il loro momento storico attuale in relazione alla propria carriera arbitrale, il 45% ha espresso uno stato emotivo rilassatosereno, il 20% spaventato-agitato, il 15% arrabbiato-poco fiducioso, il 20% inibito coartato-non autentico.

Nella seconda fase operativa, insieme al Presidente di Sezione, sono state stabilite delle date a cadenza tri-settimanale o mensile, in merito agli interventi di gruppo con lo Psicologo dello Sport, della durata di almeno 2 ore ciascuno. 

Gli incontri si sono svolti all’interno della sezione arbitrale nell’aula didattica e sempre caratterizzati da un primo momento di Circle-Time di condivisione verbale ed un secondo esperienziale attraverso attività di varia entità (Abilità Mentali, Mental-Training, Attenzione Concentrazione, Visualizzazione e Self-Talk, Alleanza-Fiducia, Assertività, Aggressività, Propriocezione, Grounding, Equilibrio, Tenacia, Capacità Decisionale).

L’obiettivo primario è stato quello di favorire l’espressione dei loro vissuti emotivi in merito alla loro vita, non solo arbitrale, bensì alle loro soddisfazioni personali, aspettative, preoccupazioni, ansie, formazione tecnica, amicizie e rapporti inter-personali. 

Alla fine di ogni esperienza proposta veniva somministrato un questionario emotivo (Q-E), che lasciasse traccia in merito al loro vissuto emotivo-percepito in seguito alla stessa. 

A loro insaputa, in collaborazione con Trombetta e Galliano abbiamo monitorato l’andamento arbitrale in termini di voto e prestazione per tutta la durata del progetto-pilota ed è stato riferito loro all’ultimo incontro. La maggior parte dei soggetti ha maturato un progressivo miglioramento nel rendimento durante l’anno in primis a livello di personalità e maturazione psico-emotiva, in secondo luogo correlandolo ai punteggi ottenuti nelle valutazioni post-gare.

Infine è stato somministrato un questionario di gradimento finale (Q-g-F) ed i presenti sono stati sollecitati a scrivere un breve pensiero personale in merito all’esperienza globale vissuta.

Generalmente si è potuto sintetizzare che la maggior-parte dei soggetti, prima dell’inizio del presente progetto-pilota:

• “Soffrivano” maggiormente il pre-gara attraverso sentimenti di paura dello sguardo e del giudizio altrui;

• “Soffrivano” maggiormente il post-gara attraverso sensi di colpa, sentimenti di insoddisfazione, inadeguatezza, disagio etc; 

• Sentivano meno il piacere del divertimento durante la gara;

• Desideravano, ma concretamente non riuscivano a realizzare il passaggio di categoria mostrando sentimenti di insoddisfazione ed irrequietezza interiore, sfiducia in sè; • Mostravano più fatica rispetto alla consapevolezza della propria carriera e/o all’eventuale passaggio da arbitro ad assistente arbitrale o viceversa;

• Presentavano sentimenti di solitudine durante la propria carriera;

• Non hanno avuto modo quasi-mai di esternare e condividere le proprie emozioni in gruppo e non si sarebbero mai aspettati che, alleandosi con alcuni componenti della sezione avrebbero aumentato il proprio senso d’autostima personale;

• Non avrebbero mai immaginato che, mostrando in modo semplice le proprie debolezze all’altro, durante l’esperienza con lo Psicologo dello Sport, ciò sarebbe diventata una grande risorsa di crescita e maturazione del Sè; 

Sintetizzando solo alcune delle affermazioni-riflessioni post-progetto possiamo menzionare che:

• La maggior parte dei presenti consiglierebbe il percorso svolto a tutte le categorie arbitrali; • Si è rilevato un maggiore livello di consapevolezza dei propri mezzi e del proprio senso etico e di responsabilità, del proprio dialogo con sé stessi e quindi, con il proprio corpo; • E’ aumentato il livello di gestione della tensione interiore e dello stress legato alle situazioni imprevedibili in campo;

• Molti hanno ri-sperimentato il piacere dell’arbitraggio e non il dramma di un’ipotetica partita arbitrata in modo non eccessivamente ineccepibile;

• All’inizio del percorso molti soggetti si sono sentiti un po’ inibiti-timidi durante le sollecitazioni dello Psicologo dello Sport, ma nel tempo hanno acquisito maggiore fiducia e compliance e soddisfazione personale.

Considerazioni da parte dei ragazzi:

“Mi sono sentito più consapevole dei miei mezzi e della mia responsabilità: gli esercizi fatti ed il dialogo costante, il confronto con gli altri mi hanno aiutato ad essere me stesso e star bene con me stesso beneficiando sulla mia prestazione arbitrale. Al giovane arbitro consiglierei di condividere le proprie esperienze; come abbiamo fatto durante gli incontri, parlare ad esempio di quelle negative, risulterebbe già una prima forma di superamento dell’errore”

“Gli incontri mi hanno aiutato ad essere più padrone di me stesso e del mio stato psico-fisico; più consapevole del mio istinto-emotivo nei diversi momenti della stagione; l’idea di lavorare in gruppo ha contribuito al miglioramento dello spirito di squadra e al potenziamento del mio profilo mentale”

“Durante l’anno ho notato e sentito una maggiore consapevolezza di me stessa e nella gestione degli episodi stressanti post-gara; prima difficilmente riuscivo a “staccare” dalle vicissitudini della gara, ora un po’ meglio e vivo più serenamente le varie fasi della stessa”. L’esperienza di gruppo ed ascoltando le emozioni di tutti ci fa sentire meno soli”

 “A Novembre-Dicembre ho vissuto dei momenti davvero negativi, ma da Gennaio in poi gradualmente ho ritrovato il piacere di arbitrare e non ho mollato ed ora mi sto divertendo di più in campo”. I giovani arbitri dovrebbero imparare a divertirsi di più; allo stesso tempo bisognerebbe sia continuare sempre a credere nelle proprie potenzialità, sia essere più consci dei propri limiti. Ciò fa soffrire meno”

“Credo di essere cambiato un po’ a livello emotivo nell’approccio alla gara, nel rapporto con gli assistenti. Parlare dinanzi ad un gruppo all’inizio è imbarazzante, ma poi mi ha aiutato ad analizzare al meglio le situazioni e soprattutto a normalizzare le mie sensazioni”

“Questo percorso mi ha aiutato a gestire meglio il pre-gara, a guardare meglio negli occhi i calciatori ed affrontarli serenamente. Consiglio ai giovani di allenare la mente collegata al corpo, e di non aver paura a chiedere aiuto”

“L’interazione mente-corpo è bi-direzionale, le emozioni influenzano il nostro body-language e quello dei calciatori, quindi arbitrare significa decodificare tante cose in sé e nell’altro. Oltre al talento è importante la preparazione atletica e le emozioni dentro e fuori dal campo”