I GIORNO
Fuori piove. E’ ancora buio.
Ci ritroviamo infreddoliti e assonnati al luogo dell’appuntamento.
Chi porta la macchina, chi opta per il taxi (tariffa notturna!), chi decide di sfruttare alcune sfortunate conoscenze, chi invece lascia la propria auto in un posto improbabile, frequentato esclusivamente o il sabato o la domenica.
Beh, eccoci qui, pronti per il viaggio verso la “mitica” Sportilia.
Dopo due battute, si comincia timidamente a parlare delle regole… delle nostre regole. Quelle che sappiamo da sempre, quelle che invece non ci vogliono entrare in testa, quelle che sono state modificate da poco.
Sale l’ansia, la tensione, il nervosismo: i test sono cambiati! “Oddio mio, cosa ci chiederanno?”.
Raggiunta la meta e svolte le prime formalità, entriamo in sala riunioni: prima fila (nei soliti posti liberi!).
La commissione è numerosa, si riconosce qualche volto noto.
Cominciamo subito con un’interessante riunione insieme agli arbitri (ormai sollevati dopo le prove atletiche e tecniche) sull’importanza di conoscere le tattiche di gioco e di adottare gli opportuni posizionamenti sul TDG, caratterizzata come sempre dalla grande passione e dall’impressionante grinta del Commissario Pacifici.
Gli arbitri tornano a casa. Ora tocca a noi. Dopo la Circolare n. 1, dobbiamo superare il primo scoglio.
Le prove tecniche vengono fatte in apnea, non c’è tempo per dedicarsi alla respirazione, ci si penserà dopo.
Ristabilite le normali funzioni vitali, siamo pronti per i consigli del nostro coordinatore Calabrese che focalizza il suo intervento sul problema della “cattiva comunicazione”. Il nostro ruolo è fondamentale per far crescere gli arbitri ed è importante utilizzare un linguaggio tecnico, essere chiari evitando di far nascere fraintendimenti.
Saluto del Commissario alle varie regioni e si va a dormire.
II GIORNO
La mattina inizia presto. Alle 9 in aula per le disposizioni. Il primo intervento è del Coordinatore del Gruppo Arbitri, Pizzi, che si sofferma sull’importanza della presenza attiva dell’arbitro e della sensibilità che quest’ultimo deve avere per dirigere (e non gestire) le gare. L’osservatore deve dare soluzioni, chiavi di lettura e indicare la direzione da seguire.
Successivamente si passa all’analisi della nuova relazione (che ovviamente deve essere scritta in modo chiaro, trasparente ed utilizzando terminologia tecnica) con interventi specifici di tutti i componenti del Gruppo Osservatori per ogni aspetto da analizzare, passando per la collaborazione con gli assistenti e sottolineando l’importanza del colloquio di fine gara, visto come momento fondamentale di confronto e crescita.
Dopo pranzo ci congediamo, portando con noi lo splendido ricordo di questi intensi momenti passati insieme, caratterizzati da grinta, passione, fermezza, voglia di dare e di imparare, carichi di energia e vogliosi di iniziare, consapevoli che contribuiremo a formare il nostro futuro.
Gli Osservatori CAI della Sezione, UMBERTO TESTI e BARBARA DEL MARRO